L'eroe dei due mondi

Marcello Romeo Lippi in posa da boss nella sera di Berlino
Marcello Lippi è uno degli allenatori più ricchi di allori (e quattrini). Campione del mondo, vincitore della Champions League e ora della omologa asiatica - il 9 novembre 2013, contro il FC Seul [vedi] -, della Coppa intercontinentale e di una Supercoppa UEFA. Ha vinto 5 scudetti e 2 campionati cinesi, e svariate coppe nazionali.

Certo, i titoli sono molto concentrati: nella Juventus, nel Guangzhou Evergrande e con la Nazionale azzurra. Ha vinto molto, spesso con merito, ma senza altre esperienze all'estero se non quella, per certi versi pionieristica, in un calcio di rincalzo a livello mondiale come quello cinese. Si ricordano anche alcuni suoi clamorosi fallimenti, come in Sudafrica 2010 o sulla panchina dell'Inter. E' inoltre il tecnico che ha perso più finali di Champions: 3 su 4, e l'unica vinta finì ai rigori [vedi].

Sul piano tattico Lippi non è stato un innovatore ma un sagace seguace negli anni 1990s di principi di gioco come il pressing, secondo la linea aperta da Valerij Lobanovs'kyj e sviluppata in Italia da Arrigo Sacchi, e di assetti come la linea difensiva a 4, con due declinazioni principali nelle prime linee: un 4-4-2 nella fase difensiva e un 4-2-3-1 (variante 4-3-3) in quella offensiva.

L'uomo non ha mai fatto nulla per apparire simpatico, e infatti non è nel cuore degli appassionati e dei tifosi come, per esempio, un Giovanni Trapattoni, ma sul piano professionale la sua carriera lo configura senza dubbio alcuno come uno dei maggiori allenatori della storia del calcio italiano e mondiale. Tra Oriente e Occidente.