L'ultimo urrà di Jupp

25 maggio 2013

25 maggio 2013, Wembley Stadium, Londra
Josef "Jupp" Heynckes mette le mani sulla sua seconda Coppa dei campioni
Come Vicente Del Bosque, Jupp Heynckes è uno di quei grandi allenatori di cui si tende, nei media e tra gli appassionati,  a non riconoscere appieno il merito. Le ragioni sono semplici: non sono personaggi che offrano ai giornalisti di che campare giorno dopo giorno, dichiarazione dopo dichiarazione, battuta dopo battuta, come The Only One; né hanno il carisma dei capi popolo, come Kloppo.

Eppure il loro medagliere è pesantissimo e la loro bacheca ricchissima. A Wembley, Osram ha coronato una carriera eccellente: due Coppe dei campioni (nessuno ha fatto meglio, se non Ferguson che vanta una finale in più [vedi]), con due squadre diverse e a distanza di 15 anni (una longue durée anche la sua [vedi]), tre Meisterschale, tre Supercoppe tedesche, una Supercoppa di Spagna, e due Intertoto con lo Schalke. Campione del mondo e d'Europa, oltre a vari campionati e coppe, da giocatore: fantastico cannoniere, è anche l'unico calciatore della storia ad aver vinto la classifica marcatori delle tre principali coppe europee (Campioni, UEFA e Coppe UEFA).

Heynkes è uno di quegli allenatori che vince sottovoce. Non è un elaboratore di idee di calcio originali, non appartiene alla "galassia Bielsa" per intenderci. E' "pilota collaudatore, più che progettista", come ha osservato Alessandro De Calò, capace di aggiustamenti in corsa decisivi. L'ultimo Bayern lo ha ereditato da Louis van Gaal, che è maestro di segni più visibili, e non lo ha snaturato, perfezionandone semmai anno dopo anno il profilo, fino all'attuale solidità di impianto: squadra corta, pressing alto, difesa che avvia l'azione, attaccanti che difendono da un'area all'altra, possesso palla che non rinuncia ai lanci lunghi, gioco sulle fasce ma anche di fraseggio, etc. Un calcio totale, aggiornatissimo e, a un tempo, di tradizione. Proprio perché Heynkes non è un visionario come lo sono stati Michels o Sacchi.

Il capolavoro finale della carriera potrebbe essere quello di centrare il Triplete e passare la mano del Bayern a Guardiola, che a quel punto potrebbe solo eguagliarne le vittorie ma non fare meglio, se non nel tempo e nella qualità del gioco.